
Nessuno meglio di un commercialista Palermo potrebbe spiegare nel dettaglio quali sono le differenze esistenti tra regime ordinario e regime forfettario, ma in questo articolo proveremo comunque ad affrontare questo argomento, cercando di essere i più chiari possibili.
Dobbiamo chiarire, innanzitutto, che la distinzione tra regime ordinario e regime forfettario riguarda il macro-argomento della tanto temuta partita IVA: ma che cos’è questa partita IVA? La partita IVA è un numero che definisce univocamente il suo titolare e che viene utilizzata, appunto, per pagare l’IVA; la partita IVA riguarda tutti i lavoratori autonomi e per tutti i liberi professionisti, i quali devono emettere fattura per ogni servizio prestato o venduto.
I soggetti con partita IVA, però, non sono tenuti solamente a emettere fattura: devono anche occuparsi del pagamento delle proprie imposte, tra cui menzioniamo l’IRPEF, i contributi INPS, l’assicurazione INAIL e così via. In questo senso, diventa molto importante scegliere il regime fiscale giusto e adatto alle proprie esigenze: nei prossimi paragrafi di questo articolo, capiremo insieme quali sono le caratteristiche del regime ordinario e del regime forfettario e, sulla base di queste, definiremo quale dei due regimi fiscali è il più conveniente.
Regime ordinario e regime forfettario: le caratteristiche
In questo paragrafo, come anticipavamo, cercheremo di spiegare nel dettaglio quali sono le caratteristiche del regime forfettario e quali sono le caratteristiche del regime ordinario, in modo tale da avere ben chiare le differenze tra questi due regimi fiscali.
Il regime forfettario viene spesso utilizzato come primo approccio nell’apertura della partita IVA, forse anche per il suo limite massimo di fatturato, che è di 65000 euro, difficili da raggiungere nei primi mesi di attività. Inoltre, il regime forfettario gode anche di una minore percentuale di imposte, che corrisponde al 15% del fatturato; c’è da sottolineare, però, che nel caso di una nuova attività, per i primi 5 anni questa percentuale sarà addirittura del 5%. Per questi motivi, scegliere il regime forfettario per l’apertura di una nuova attività può essere una scelta molto convenente.
Il regime ordinario, invece, è utilizzato principalmente da attività già avviate, magari più grandi e anche più redditizie, che fatturino, quindi, più dei 65000 previsti dal regime forfettario. Oltre al fatturato, anche la percentuale di imposta è maggiore e può oscillare tra il 23% e il 43%, sulla base di diversi fattori. Inoltre, i titolari di partita IVA con regime ordinario hanno obblighi in più rispetto ai titolari di partita IVA con regime forfettario: devono versare l’IVA mensilmente; devono compilare la dichiarazione IVA da presentare all’Agenzia dell’entrate; devono occuparsi della conservazione di tutti i libri contabili (tra cui il libro giornale, il libro mastro, i libri sociali e i registri IVA).
Regime ordinario o regime forfettario: cosa conviene
Rispondere con semplicità al dubbio insito nel titolo di questo paragrafo non è così semplice: la risposta, infatti, dipende da moltissimi fattori, tra cui, per esempio, a quanto ammonta il fatturato dell’attività.
Spesso, infatti, si potrebbe desiderare di aprire la partita IVA con un regime forfettario, forse per la minor percentuale di imposte da pagare, ma non sempre questa è un’ottima scelta, soprattutto se si ha intenzione di far crescere in maniera esponenziale la propria attività e nel giro di poco tempo. Ogni caso, quindi, deve essere valutato e studiato nei minimi dettagli, per poter arrivare ad una conclusione che sia la migliore per il titolare della partita IVA: in questo senso, si rivela molto utile fissare più di un appuntamento con uno specialista della contabilità, che abbia le competenze per studiare il caso e che sappia indirizzare verso la strada più giusta ed adatta.